Certe
età sono schive come animali selvatici. Per me, senza figli, gli unici
osservatori possibili sono l’insegnamento e qualche amicizia, le
persone, certe preziose e alcune pericolose. Ho un’ammirazione sovrumana
per molti amici genitori e quando vedo quel che costa la battaglia
quotidiana che affrontano per amore, mi sciolgo. Sarà che (per me) le
parole sono importanti, chi poi, psicologi e insegnanti, guarisce e fa
crescere le persone con, appunto, la sola forza delle parole, ha il mio
incontrastato amore.
I ragazzi vivono un mondo a loro fortemente
ostile, un oggi narcisista e paranoico, saccente, ignorante e
presuntuoso, ladro e infame, che a ogni passo propone un tutorial sulla
“giusta” maniera per risolvere le cose. Alla fine, c’è sempre qualcuno
al mondo che gli/ci toglie la preziosa illusione di essere i migliori,
la personalissima progressione necessaria per cercare di esserlo.
Tutto
è diventato pericolosamente binario: vincenti/perdenti, bianchi/neri,
giusti/sbagliati e io li osservo con infinita tenerezza e spesso con
l’orgoglio con il quale si guarda a un eroe omerico, mentre cercano, in
una battaglia impari, la loro misura, la “loro” maniera giustamente
imperfetta e apparentemente inefficace.
Animali selvatici, belli e
sfuggenti che appaiono di notte, col broncio d’un età scomoda, la
stronzaggine fatta bastione e armatura e il futuro che gli imbratta il
fondo degli occhi; questo sono questi misconosciuti combattenti.
Prendono le misure e colpo dopo colpo cadono incolpevoli, schiacciati da
questo immenso muro di gomma.
Ps. Questo meraviglioso san
Giovanni Battista del Caravaggio è uno specchio che ritrae l’adolescente
ombroso e combattuto che, con la sua rabbia inconsapevole, ho
incontrato più e più volte. Imparare che la sua rabbia è la stessa,
necessaria, che ci anima, il passo necessario a tutti noi.
Ps.
Dalle radiografie risulta, alla sx di San Giovanni, che Caravaggio avesse
ritratto un agnello pronto al sacrificio come un potentissimo “memento
mori”… Quel pessimo ragazzaccio del ‘600 vedeva davvero lontano.
Valerio Perla
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