La situazione innescata dall’irresponsabilità sovranista statunitense è, per sé stessa e per il mondo, tragica. Fare a meno degli Stati Uniti è però necessario e complesso.
No! Non tagliamo nulla degli Stati Uniti della Beat Generation, né di quelli di Pete Seeger, di Woody Allen, dei sinceri democratici, di generazioni e generazioni di uomini e donne che, per la Democrazia, per la conquista dei diritti civili e per la Libertà, si sono immolati.
Gli Stati Uniti sono, anche e soprattutto, Martin Luther King, sono letteratura, jazz e blues. E noi, con quel popolo di ultimi, siamo fratelli e sorelle. Sono nostri compagni.
Ma recidere il cordone che ci lega alle amministrazioni sanguinarie e sprezzanti dei diritti internazionali, che si sono succedute negli ultimi decenni, con la logica perversa e inumana delle multinazionali e le interferenze tossiche della CIA, è diventato per l’Europa e per l’umanità tutta esiziale.
I loro e i nostri sovranisti sono già stati sconfitti dalla storia e dalla civiltà, perché quel mondo basato sulla paura, sul potere dei privilegi, sulla furba corruzione e sul dolore e la morte dei più fragili non ha futuro. Il loro attuale e sconfinato potere si basa sulla altrettanto sconfinata grettezza e ignoranza della minoranza che li ha votati. Vanno isolati e cacciati dal congresso democratico mondiale.
Senza se e senza ma.
Torniamo indietro nel tempo. Immaginiamo di essere noi quel popolo perseguitato dai nazisti e dai fascisti, sterminato attraverso le più atroci ingiustizie e violenze, affamato e assetato.
Chi al tempo si voltò dall’altra parte fu complice. Chi comprò prodotti, chi aiutò quell’economia tossica o si alleò con quella feccia genocida, chi fece finta di non sapere fu complice. Chi fornì loro armi e mezzi, chiunque stese quel braccio salutando quell’orrore, fu complice.
Noi, gli italiani della Resistenza – i socialisti e i comunisti, così come quelli di Azione Cattolica – sentimmo quel sangue come nostro e combattemmo per la loro e la nostra libertà.
GIUSTAMENTE.
Oggi ci tocca essere degni di quelle scelte.
No! I morti non sono tutti uguali. Chi decide di morire per il bene altrui, per la vita altrui, per i diritti universali, non è uguale a chi invece uccide senza pietà donne e bambini, stermina innocenti, li tortura senza alcuna compassione e ride della loro sofferenza.
Questi erano i nazi-fascisti di allora, questi, gli stessi, sono quelli di oggi.
Oggi come allora dicevano di agire per conto di un dio inventato e spietato, ma la verità è che erano schiavi della loro stessa bestialità.
Dov’è il mondo?
Dove sono l’ONU, la giustizia e i diritti internazionali in Palestina?
Perché dobbiamo contribuire, con i nostri acquisti e con la nostra indifferenza, a quel genocidio?
Perché dobbiamo essere alleati di chi professa la xenofobia e il razzismo?
Perché dobbiamo alimentare il motore economico di un mondo liberista in caduta libera, che genera distruzione e sconfitti ovunque allunghi i suoi marci tentacoli?
Il muro da scavalcare è altissimo, e oggi sembra impossibile rinunciare ad Amazon, ai social, a tutte le multinazionali complici di quel sistema corrotto e assassino. Ma questa è la realtà e, per quanto complessa, dobbiamo affrontarla.
L’Europa deve creare le sue piattaforme social e commerciali, deve riprendersi quell’autonomia che per troppo tempo abbiamo ceduto. E per prima cosa, deve ricacciare nelle fogne gli alleati sovranisti di quella feccia nera internazionale.
Liberiamoci.
È tempo.
Valerio Perla
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