La morte di Roberto De Simone è un’eco che risuona in un già esistente e doloroso vuoto. Piange, di e con lui, chi, da quegli anni, ha vissuto la definitiva capitolazione di un mondo che mai più sarà. Non è una considerazione nostalgica, badate bene, e nemmeno un esercizio di facile pessimismo. Parlo d’altro. Racconto di un tempo contadino in cui l’identità ci apparteneva come peso faticoso e brutale, che non ammetteva sconti quando affermava che “la terra è bassa” e lo faceva con tratti antiestetici e decisamente poco amichevoli, eppure, di pura lirica poetica, di verace quanto eterna bellezza. Il Sud ha subito, almeno, due importanti e gravi furti. Il primo fu commesso al tempo dei maledetti Savoia, che lo rapinarono economicamente dell’oro e delle ricchezze e, contemporaneamente, disintegrarono l’avanzatissimo tessuto economico-industriale che al tempo poteva orgogliosamente vantare. Nel secondo, e ancora più doloroso scippo, "il Nord" disintegrò il tessuto connettivo...
La situazione innescata dall’irresponsabilità sovranista statunitense è, per sé stessa e per il mondo, tragica. Fare a meno degli Stati Uniti è però necessario e complesso. No! Non tagliamo nulla degli Stati Uniti della Beat Generation, né di quelli di Pete Seeger, di Woody Allen, dei sinceri democratici, di generazioni e generazioni di uomini e donne che, per la Democrazia, per la conquista dei diritti civili e per la Libertà, si sono immolati. Gli Stati Uniti sono, anche e soprattutto, Martin Luther King, sono letteratura, jazz e blues. E noi, con quel popolo di ultimi, siamo fratelli e sorelle. Sono nostri compagni. Ma recidere il cordone che ci lega alle amministrazioni sanguinarie e sprezzanti dei diritti internazionali, che si sono succedute negli ultimi decenni, con la logica perversa e inumana delle multinazionali e le interferenze tossiche della CIA, è diventato per l’Europa e per l’umanità tutta esiziale. I loro e i nostri sovranisti sono già stati sconfitti da...