Passa ai contenuti principali

Azione/Reazione

 

Azione/Reazione.

Fermare il mare con le dita non si può e nemmeno svuotarlo col secchiello. Vallo a spiegare al bambino…
No! Nemmeno le onde si possono annullare! Perché all’origine delle stesse c’é un vento lontanissimo che da brivido sul mare si è trasformato in onda. Impossibili da spiegargli sono le diverse maree e il flusso complesso delle correnti.
La mar (Il mare), come la natura, non sono cattive e nemmeno ostili solo perché si dimostrano incompatibili con le nostre pretese. Questione di punti di vista. Questione di cosa mi focalizzo sia centrale e, fidatevi, l’umanità, non lo è!

Tutte le volte che l’uomo lascia campo libero alla sua arroganza, al potere illusorio della tecnica al servizio del profitto inevitabilmente si scende un gradino. La natura, che è la vita stessa, è un sistema di impressionante complessità che non ammette cose umane come la stupidità, la cattiveria, l’ipocrisia. 
L’essere umano col suo raziocinio ha la presunzione di poter fare e disfare sulla base dei propri interessi, ma non è così.
A ogni azione corrisponde una reazione.

Riempio il mondo di indistruttibili plastiche, avveleno le acque e l’aria? Allevo sprezzantemente animali, trattandoli crudelmente, per ucciderli e mangiarli non per vera necessità? Produco distruggendo e guadagno per produrre ciò che ho distrutto? Fomento sistematiche guerre per il controllo strategico delle residue fonti di combustibili fossili e per la conquista di materie prime altrui?
La reazione della “vita” è semplicemente la nostra “lenta” autodistruzione.

Così è per ogni umano agire.

Il caso dell’immigrazione è lampante.

L’Africa è un continente gigantesco, storicamente depredato e schiacciato da “inutili” guerre intestine e da altre molto più furbe e consapevoli. Un continente tenuto al palo dai credo religiosi e dalle multinazionali, dalle superpotenze e dagli stati coloniali. Un continente difficile e ostico, attraversato dal deserto e dall’abbandono, dalle malattie e dalla cronica mancanza di ospedali e delle più semplici cure. Dalla continua assenza dello stato di diritto e dalle sistematiche violazioni dei più basilari diritti dell’uomo: del diritto alla sicurezza, dell’accesso paritario agli studi, alle cure, all’acqua, alla libertà degli uomini e delle donne.

Non da ora, ma da sempre! E da sempre con lo zampino del grande “padre padrone” non africano.
Una terra dove la politica, ha quasi sempre significato dittatura, corruzione, arbitrio, violenza e abbandono. Sia nelle monarchie che nelle spesso fantomatiche repubbliche totalmente schiave dei debiti col “primo mondo”.
Un continente però stracolmo di materie prime fondamentali ai nostri influencer, ai nostri vizi ed eccessi, alla nostra smodata imbecillità di volere coniugare “sviluppo” con “capitalismo”, con “liberismo”.

Viste le premesse mi pare ovvio che, anche volendo, vivere in Africa si dimostra impossibile. Dalle guerre si scappa, senza se e senza ma, così come dalla fame e dalle ingiustizie, dalle dittature. Si scappa in cerca del proprio futuro e si scappa proprio da chi quel futuro ha contribuito e contribuisce ancora a distruggere.

Possiamo fermare questo esodo? NO!
Rassegnatevi.
Perché oltre che immorale è anche impossibile.
Perché chiunque di noi fosse in quelle condizioni farebbe le stesse identiche cose con qualunque mezzo. Perché è ESATTAMENTE quello che abbiamo fatto e facciamo, dalla fine dell’ottocento verso La ’mmerica, l’Argentina, l’Australia e ogni paese del mondo esattamente con le stesse motivazioni.

Azione/reazione capite?
Abbiamo abbandonato un continente alle multinazionali, alle rapaci mani delle superpotenze, all’ingiustizia più insopportabile e ora ci meravigliamo di questo esodo di cui siamo causa e motore?

Allora:

Togliamo potere alle multinazionali, blocchiamo gli interventi “segreti” delle superpotenze, disarmiamo e costruiamogli scuole e università, ospedali e fabbriche e poi andiamo via. Permettiamogli di irrigare campi e proteggere le loro terre e se proprio non ne possiamo fare a meno, interveniamo militarmente contro le dittature instaurate da noi stessi, disarmiamo e colpiamo duramente il fondamentalismo, l’ignoranza. Facciamo tornare il continente africano un luogo vivibile dove i diritti finalmente diventino garanzia di sviluppo.



E qui in Italia?
Ricostruiamo il tessuto dell’accoglienza e della formazione dei cittadini italiani. Insegniamo e imponiamo (anche agli italiani…) la conoscenza e il rispetto della Costituzione Italiana e approviamo finalmente lo ius culturae e lo ius soli.
Dichiariamo guerra per davvero alle mafie e imponiamo l’equa redistribuzione delle ricchezze attraverso un fisco ineludibile in linea con la semplice regola che “chi ha di più paga di più”. Paghiamo dignitosamente TUTTI i lavoratori.
Perseguitiamo senza pietà il razzismo e la xenofobia, così come il maschilismo deteriore e finalmente applichiamo, senza nessuna deroga, l’antifascismo.
Moltiplichiamo le scuole e le università e riportiamo dignità alla cultura e alla televisione ridonandogli la sua originaria funzione formativa di una coscienza civica collettiva.

Attenzione!
Non sono dettami di “destra” o di “sinistra” ma di semplice logica e buonsenso.
Il fatto che li hanno fatti diventare bandiera di questo o quel pensiero politico è lo specchio chiaro del problema della nostra società.


La verità? Credo che tutto questo sia utopico.
Ma attenzione! Perché tutte le volte che abbiamo smesso di sognare e di indignarci abbiamo aperto le porte all’orrore.
Azione/reazione…
Ricordate?

Ps. Quelle che vedete sono le REALI dimensioni dell'Africa...
fatevi due conti...

Valerio Perla

Commenti

Post popolari in questo blog

Questione di identità

Questione di identità Che succede? Di chi son figli questi giovanissimi mostri che stuprano e uccidono? Questi branchi di bestie che dimostrano un vuoto interiore siderale e un livello culturale e intellettivo imbarazzante persino tra i maiali? Che scuole hanno frequentato, che ambienti, che futuro immaginano? Che succede col terrore della diversità, le paranoiche ossessioni complottiste, i deliri antiscientifici, la xenofobia e il razzismo così diffusi? Che succede con l’ignoranza e la diffusione oramai capillare dell’analfabetismo funzionale? Che succede con questa paurosa regressione sociale (e intellettiva) oramai sotto gli occhi di tutti? Mi sto convincendo che tutto questo sia solo un fiorire di sintomi, sicuramente di concause, ma la “malattia” è altra e viene da molto lontano. 
Sono del 1967 e non del ’27! Mio padre era del ’28, mia madre del ’37.
 Tuttavia, certe cose, stento  a comprenderle. Cosa ricordo del mio passato, della mia formazione, qual é la differenza con l’oggi e

La sconfitta della bellezza.

Ricordo bene quei vecchi contadini, la notte tra il quattordici e il quindici di agosto, alzare il bicchiere e dire: “Alla bellezza!”. Ricordo bene il senso universale e semplice di quella dedica, la sua sacrale essenza profana, il sapore dialettale, pungente e aspro, di quel vino.   L’arte, e quindi la bellezza, erano in quelle vite canto e ballo, una vertigine di endecasillabi e strambotti cantati sulla cadenza ipnotica di un tamburo. La bellezza era per loro, il barocco mozzafiato d’una cattedrale, l’immagine d’una madonna, la bellezza eterna d’ogni mamma e ancora un’alba, un fiore, un sorriso. Sempre, la bellezza, è un’indicazione del divino (quello senza nome, infinitamente incomprensibile). La bellezza è conseguentemente un suggerimento incomprensibile. L’arte, allora, è un tentativo, di spingersi appena un po’ più in là, nella comprensione, nello sforzo, tutto umano, di superare la propria condizione, come il gesto di Adamo verso dio, nel “Giudizio universale” di Michelangelo; q

La bellezza degli sbagli.

  "Rimandare è la scusa dei perdenti! I vincenti non hanno paura di perdere! Trasforma i tuoi problemi in vittorie! I vincenti sono persone determinate! Sei nato per vincere, devi pianificarlo, prepararti e aspettarti di vincere!   I vincenti fanno quello che i perdenti non vogliono fare, I perdenti si fissano sui vincitori, I vincenti non mollano mai!" Bene! Anzi... Male! Dopo questa sacchettata di velenoso letame motivazionale e profondo disagio psicologico, ragioniamo. Anche basta con questa favola orribile dei vincenti e dei perdenti. Questa robaccia genera solo sconfitti. Fatevene una ragione. Oggi voglio parlarvi dell’importanza degli errori, dei tentativi mal riusciti, delle situazioni spurie ma NON dalla solita e altrettanto tossica visione individuale ma, invece, dalla decisamente più importante, visione collettiva; quella che cambia i destini attraverso la potenza e la diversità delle sue storie. Partiamo dagli Stati Uniti dell’immediato dopoguerra animati dal