Uno studio su Nature descrive la perfezione e funzionalità delle turbolenze del flusso sanguigno nelle arterie aortiche dell’essere umano. Stupiscono sempre queste riprove sugli adattamenti funzionali, sulle invisibili correlazioni, sugli equilibri impalpabili.
In qualche modo, spesso invisibile, ogni cosa ha insomma una logica, una funzione che esiste e agisce anche a nostra insaputa. Per ottenere questo, a madre natura, sono stati necessari milioni di anni di cambiamenti e relativi adattamenti, di errori e correzioni, ma... Niente!
L’essere umano, come un adolescente non particolarmente dotato e con la velocità impressa dalla tecnologia, si illude di poter giocare a fare Manitú.
“Ci vuol delicatezza, attenzione e molta pazienza” questo mi diceva mia mamma quando da piccolo mi insegnava a infilare il filo nella cruna dell’ago. Credo sia valida come lezione di vita perché così è in ogni cosa: ci vorrebbe il suo tempo. Senza barare! Perché a ogni azione corrisponderà una reazione.
Gli esempi si sprecano: il forzare i cicli produttivi in agricoltura, la selezione di cultivar adatte alla commercializzazione, ha fatto perdere una parte importante delle qualità organolettiche e salutari dei prodotti. L’industrializzazione della pesca e degli allevamenti ha disintegrato gli equilibri degli ecosistemi terrestri e marini, così come la scarsa intelligenza dell’essere umano ha riempito tutto di cancerose nano plastiche, inquinando l’atmosfera e avviando il complicato iter della nostra autodistruzione.
Questo è valido in TUTTI i settori: quanta gente scrive o suona solo per vendere, per cercare di apparire? Quanta, invece, parla per manipolare e quanta studia senza capire? Quanti insegnano a manipolare, a truffare a eludere e a confondere? Quanti non amano quel che fanno e ancora quanti sono convinti che “io” sia più importante di “noi”? Quanti sono convinti che la scienza possa fare a meno d’una visione umanistica e quanti di potere fare a meno del rigore scientifico?
Si corre sempre più verso l’idiozia del “minimo sforzo col massimo risultato”, del “tutto e subito”, del “tutto è possibile se mi conviene”, del “fine che giustifica i mezzi”, del “volere è potere”.
Insomma la fretta, la corsa a questo sviluppo muscolare - senza la direzione illuminata del cervello - l’impossibilità umana di comprendersi nel rispetto del tutto, sta catafottendo il nostro mondo.
Per comprendere però bene la questione e avviare un minimo sindacale di consapevolezza, bisogna “ridurre” la questione al meccanismo comune, all’innesco, di questa articolata catena di atti controproducenti. Bisogna ragionare e intelleggere concettualmente.
È il compito della filosofia, del sapere, delle elaborazioni degli intellettuali e più in generale delle dottrine di pensiero, degli ideali e delle utopie e nessuno di noi ne è escluso.
Ma se la filosofia sentenzia con linguaggi incomprensibili e aforismi a effetto, il sapere viene contestato dai trogloditi, gli intellettuali si nutrono negli stessi trogoli dei barbari e le dottrine di pensiero sono dettate dallo sfintere e non dal cervello, la questione si irrigidisce e incancrenisce.
Torniamo così allo studio su Nature.
La turbolenza (ma sentiamoci liberi di sostituire con: il meraviglioso caos, il fecondo disordine, l'irresistibile diversità, la sacrosanta multiculturalità) creata dalla forma delle vene nello scorrere del sangue non è, quindi, un fatto negativo perché rallenta in un punto per velocizzare l’insieme e permette una inimitabile condizione adattativa.
Meditiamo su questo gente! E, soprattutto, (mi ripeto) rallentiamo e ragioniamo in termini collettivi e non individualistici. Le dinamiche innescate da questo sistema produttivo e gestionale imposto dal morente liberismo che punta sulla quantità e non sulla qualità, a eludere e non rispettare, a correre agonosticamente e non camminare assieme, stanno devastando il nostro futuro.
Meditiamo!
Ps - Mi dispiace tantissimo per la scomparsa di Domenico “Mimmo” De Masi . Abbiamo perso una mente preziosa che, come dovremo fare tutti col nostro operato, ha lasciato con il suo lavoro un mondo eticamente più giusto di quello che ha trovato.
Non rendiamo inutili i suoi insegnamenti.
Valerio Perla
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