Scrivere è cosa delicata e bellissima. Ci si “schiacciano” le ore guardando nel vuoto, oppure osservarvando ogni dettaglio da infiniti punti di vista e riconoscendo quale tra questi risuona abbastanza da trasformarsi in emozione; quali, la memoria e il tuo demone, si affannano a riproporti maniacalmente. Trasformare tutto questo in parole per alcuni è facile e per altri meno, ma rimane sempre una meraviglia in bilico tra equilibristi e domatori.
Il proprio scritto, parlo per quel che mi riguarda, è quindi una continua sfida di sottili e impalpabili equilibri tra emozione e sottrazione, tra colore sottinteso e luce manifesta. Tutto questo, governato dai ritmi complessi scanditi dalle - per me incomprensibili - virgole, dai dubbi etimologici e grammaticali, dalla necessità di arrivare a una sintesi tra ritmo, melodia e armonia delle parole. Il risultato è sofferto e psichiatricamente in equilibrio tra convinzione e dubbio.
Capirete quindi che una figura terza è esiziale.
La complessità dei processi che portano alla pubblicazione di un romanzo o di un manuale, è però tale che, sintetizzando brutalmente, dal punto di vista di uno scrittore, è questione di fiducia e di pragmatico realismo.
Punto.
Prenderne atto è il primo passo, lavorare poi per migliorarsi, il naturale secondo. Comprenderlo bene, l’inizio di un buon cammino.
Il writer coach o il writing trainer fanno questo, aiutando dalla posizione privilegiata di “un passo indietro” l’autore; come fa il “primo orecchio” del direttore in orchestra che decide la forma sonora da dare alla scrittura musicale del compositore, o la presenza del suggeritore che rassicura l’attore dal pericolo di un vuoto di memoria.
Io sono fortunato.
L’intelligenza e la sensibilità della mia editor, Katia Bovani, ha permesso la duttilità necessaria; equilibrando le ragioni della nostra amicizia, caratterizzata da una brutale schiettezza e una caustica autoironia tutta toscana, con le esigenze professionali e il distacco, necessario al nostro rispettivo ruolo e lavoro. Non avrei potuto lavorare altrimenti.
Se a questo aggiungiamo il “corredo” di persone amiche, splendide e stimolanti, incontrate “per colpa di…” il bilancio della questione si fa esaltante.
Se ne desume che la scelta del proprio editor, writer coach e/o writing trainer, è cosa delicata e importantissima per crescere, rinnovarsi, scoprirsi e ritrovarsi.
Questione di fiducia e, come detto, di pragmatismo, ma nondimeno di attenzione a caratteristiche quali: intelligenza e cultura, pensiero laterale e strutturato, sensibilità ed empatia. Cercatele nel vostro editor, writer coach e/o writing trainer e avrete il più formidabile alleato e moltiplicatore delle vostre capacità che possiate sognare.
Mio parere, ovviamente.
Valerio Perla
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